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CMRS 2007 |
Per godervi il report, sarebbe consigliare leggerlo mentre si guardano le foto, disponibili qui. |
Il Raduno Sardo 2007 scritto da PMF! [CMRS07] Martedi' Usual report, a pezzi e tratti, dal mio personalissimo punto di vista: dietro il cupolino del VFR. Martedi' si parte, che significa: presentarsi in aula in jeans e maglietta, facendo finta che sia bruciato l'armadio con le camice e cravatte. Fare il pieno e controllare la pressione delle gomme (sara' la sorpresa qualche giorno dopo), e avere in casa i bagagli da caricare sul mezzo. Arrivati a casa, breve e frugale pasto di tramezzini, poi la preparazione dei medesimi per la cena in nave. Stavolta volevo provare un pane che era venuto particolarmente bene, quindi si fanno una decina di tramezzini con ripieni vari, e si carica un pacco di frollini, per il motociclista affamato. La giornata e' bella, non troppo calda, e non minaccia pioggia. Poco dopo le 15 posso, finalmente, prendere la statale della Cisa per godermi due pieghe sul passo e arrivare all'appuntamento che mi sono dato con Giuseppe Petino alle 17 all'area di servizio "Magra" sulla A12. C'e' tutto il tempo per scaldare i bordo gomme, fino a Pontremoli, dove si entra in autostrada per evitare numerosi velox che amano installare in toscana. L'incontro con Petino e' come al solito di poche parole, basta lo sguardo, come nei film western "ehi, le strade saranno abbastanza per tutti?", poi si indossa il casco e si parte per l'ultimo noioso pezzo, che io dichiaro "faro' a velocita' codice". Le ultime parole famose. In pratica, nel traccheggiare del traffico Genova-Livorno, tra camion che devono arrivare prima delle 18, e auto che corrono verso Viareggio, mi accorgo che i sorpassi diventano sempre piu' difficili, le colonne di mezzi sempre piu' lunghe, e ogni tanto il mio pard scompare nella corsia di emergenza e ricompare a velocita' warp davanti a me e al tir di turno. Finira' che per scrollarci di torno le biemmevvu' corro-piu'-della-moto e i cayenne cio'-il-motore-turbo, percorreremo l'autostrada ad una media "ti tolgo 8 punti", e gli svincoli autostradali come se avessero il limite dell'autostrada... Ma in questa maniera arriviamo UNO al molo, posizionandoci in testa alla corsia moto, dove ci hanno preceduto un trio di motociclisti bresciani su BMW LT, nuovo modello. splendide. Il tempo di toglierci di dosso le tute, rinfrescarci (ho detto rinfrescarci, non LAVARCI, cioe' birra, non sapone), ed ecco che poco alla volta arrivano i vari gruppi che convergono in Sardegna. Dalle foto capirete che la fila diventa lunghissima, smisurata, in pratica sul mio taccuino contero' 34 motociclisti partenti. Anzi, 32, se vogliamo essere precisi. 34mi sono due motociclisti, dalla faccia simpatica, su una moto rossa, sembra una Multistrada, ma non potrei esserne sicuro. Si avvicinano, e salutano con calore quasi conoscessero qualcuno dei presenti, specialmente la ragazza. Poi scompariranno nel nulla, e li ritroveremo ripetutamente durante il CMRS, chiedendoci piu' volte "ma chi stara' cercando?" I gruppi si mescolano rapidamente, anche se mantengono la loro identita': il club ninja italia e' parcheggiato in fila, e cammina sempre in fila, come se fossero in pista. Verranno in seguito ribattezzati Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo. Le moto sono di tutti i tipi, ma tutte fremono, quasi ansiose di partire. Sulla nave la sistemazione e' per fortuna rapida, e scopriremo che la partenza delle 21 avviene in realta' alle 23, probabilmente a causa della unificazione con i trasporti da Civitavecchia. Rapidamente diamo fondo ai tramezzini e ai biscotti, mentre i ninja turtles si dirigono verso l'amata pizza, per tornare con la solita espressione "maremma, e' il terzo anno e ancora mi sono bruciato il palato con la mozzarella incandescente". Ma in realta' dopo una birra si decide di andare a nanna, per essere pronti e ben desti la mattina allo sbarco: nessuno vuole perdere un minuto di percorsi e strade! La nave, per fortuna, impedisce di verificare se quel fastidioso rumore che ti impedisce di dormire sia il compagno di stanza che russa, o il regolare ronfare del motore del piroscafo. L'importante e' che la mattina si possa trovare un caffe' e una brioche per svegliarsi, ma avremo sorprese anche qui: la cassa e' andata in tilt, e mentre la coda degli addormentati-che-vogliono-il-caffe' si allunga, c'e' un pellegrinaggio di personaggi che si avvicinano allo schermo piatto della cassa e si girano dicendo "non funziona!". Quando anche l'idraulico di servizio e il motorista sono arrivati, e hanno sentenziato "non funziona!", arriva una delle ragazze forse addette alla pulizia delle cabine: gira la chiave, spegne la cassa, la riaccende, e immediatamente tutto torna a funzionare, si puo' fare colazione. La folla finalmente ha un sospiro di sollievo, e immediatamente propongo un applauso: "un hip hip hurra' per la ragazza che ha risolto il problema, ed e' pure una bella gnocca!" La mia vicina di coda, una brava signora, gia' nonna, con accento lombardo, mi osserva un po' perplessa e accenna "ma cosa dice?". Non le spiego che alla mattina per il motociclista il caffe' e' il secondo pensiero della giornata, non capirebbe. Ma e' gia' mercoledi', diamine, tutto il resto va nel report del giorno dopo! [CMRS07] Mercoledi': l'avvicinamento Eravamo rimasti al caffe' sudato per mancanza di competenze informatiche, ma superato questo scoglio, finalmente si entra nel garage dove tutti i pirla del mondo accendono i motori ben prima che venga dato il via alla discesa, trasformando il locale in una immonda camera a gas degna del miglior campo nazista. Ad aggravare la situazione c'e' sempre il pirla che pensa "io scendo dopo, tanto c'e' tempo", ed e' ovviamente il primo della fila, che blocca tutti gli altri che continuano a sgasare a pieno motore (diesel), e a suonare i clacson per attrarre inutilmente l'attenzione di chi non c'e'. Ma anche queste sono quisquilie, bazzeccole: si riesce a scendere, e ci si raggruppa sul molo. sul molo cominciano i problemi: io devo prendere il caffe' (ma dai, andiamo al bar tra mezz'ora). Io devo fare pipi' (ma dai, eri in cabina fino a mezz'ora fa. Si, ma in cabina non mi viene). Io devo fare il pieno (ma dai, arriviamo subito al rifornimento). Io devo andare a Villasimius (ma dai, e noi dove cazzo andiamo?). Insomma, le solite quisquilie e bazzeccole che avvengono quando metti insieme oltre 30 motociclisti disorganizzati. Nel frattempo sul molo romba un motore, ma cosa succede? ci giriamo all'unisono, e osserviamo un motociclista in perfetta tenuta e in plastica posa sul suo GS che percorre artistiche traiettorie sul piazzale. Perplessi ci domandiamo cosa succeda, finche' Saccenti (ingegnere, appunto), non coglie la situazione: "quel bastardo di Foresti sta scaldando le gomme!!!". E' come una scossa elettrica, e' come l'urlo di Geronimo ai suoi Apache Chiricahua, e' come vedere tiziano crudeli quando superpippa Inzaghi segna uno dei suoi gol: istantaneamente la truppa si ricompone, e piu' rapidi di una saetta ci si mette in moto per superare il serpentone di auto e andare verso la prima tappa del tour di trasferimento: il rifornimento e il bar di Monti. Monti e' un ridente (ahahahahah) paesino sulla estrema periferia di Olbia, in direzione di Tempio Pausania, che ha due pregi: essere sede della cantina sociale del vermentino, ed essere l'inizio del primo GP della giornata, quello detto "SS 389". In pratica vi si arriva semplicemente scaldando i motori, come ad una vera tappa di trasferimento del rally di montecarlo, per fare il pieno, controllare le gomme, e rifornirsi di caffeina. Al bar succedono le solite scene: l'esaurimento delle brioches, l'esaurimento del barista che non tiene piu' dietro le ordinazioni, l'esaurimento della pazienza a sentirsi domandare: ma dove dobbiamo andare? Eccazzo, Villasimius e' in fondo a destra, corri a sud, e vedi di arrivarci in giornata! Ma ovviamente l'avvenimento della giornata non e' questo, bensi' il primo avvistamento del motociclista con la moto rossa. Vi avevo descritto nella giornata di ieri di questo incontro sul molo. Ebbene, mentre siamo fermi fuori del bar, si avvicina di nuovo questo signore con una moto rossa (dicono una ducati), osserva la situazione e sentenzia "questo bar non va bene", e va a prendere il caffe' nel bar di fronte. Ci guardiamo perplessi e concludiamo che sta cercando un gruppo di amici, e se arriva anche il suo gruppo di amici, saremo veramente troppi sulla SS 389, onde per cui decidiamo di partire alla volta della seconda tappa: i famosi, straordinari, mitici 64 km che da Monti portano a Bitti, anzi, alla Fontana di Bitti, ormai piu' famosa della fontana di Trevi. e' il primo GP e l'entusiasmo e' alle stelle: i motori rombano, le ruote ruotano, qualcuno cia' pure le pedane che pedanano, insomma, l'apoteosi del motociclismo, su strada ordinaria. Solita usuale attenzione a non fare troppo i cretini, perche' un camion puo' sempre esserci, un gregge puo' sempre attraversare la strada, ma nel complesso ritroviamo l'eterna bellezza delle sugherete, dei castelli di granito, del paesaggio nuovo ad ogni curva, che ci fa tornare ogni anno. La fontana e il ritrovo al bivio vedranno emergere dai caschi delle facce piu' sorridenti, alcune entusiaste, alcune stupite (i nuovi che non avevano mai fatto). Pure i ninja turtles sembrano apprezzare questo percorso. Da qui il gruppone prende la strada che porta in pochi minuti a Dorgali, dove ci ricolleghiamo alla SS125 Orientale Sarda, e dove troveremo il rifornimento per le moto piu' assetate. E di nuovo e' GP, sul tratto piu' spettacolare della SS 125: la Dorgali-Baunei. Immaginate una strada che e' tagliata nella roccia, ad altezza costante o quasi, senza grandi strappi e senza infide discese. Altezza costante, percorso visibile per diversi km, ma mai 10 metri di rettilineo. La strada salta da una costa della montagna a quella opposta, senza un vero "passo", ma rimanendo sempre in quota, come un percorso d'alpeggio. solo che e' asfaltata in asfalto rosa, a volte rinnovata in nuovo asfalto nero di quest'anno. senza una buca, e troppo rocciosa per avere greggi in attraversamento. E il sole, il sole che mandava una luce incredibile, senza una nuvola in cielo. Praticamente da ribaltarsi da una curva all'altra, sapendo che l'asfalto tiene cosi' tanto che ribaltarsi e' impossibile. tutto questo fino al bar di Genna Silana, quello che nelle foto di due anni fa e' scomparso nella nebbia. Stavolta e' in pieno sole, un paesaggio mozzafiato, e finalmente una birra fresca a rinfrancarci la gola. E' un punto di sosta obbligato, anche se il gestore di rivela in alcuni aspetti un po' "sgodevole", come si dice da queste parti, ma ce ne allontaniamo salvaguardando i nostri beveraggi, e per osservare le prodezze di altri motociclisti che stanno facendo il medesimo percorso, come quella di arrivare, essere talmente rapiti dalla strada percorsa, da dimenticarsi che il piazzale e' in nuda terra, e non si possono fare le staccate dei precedenti 20 km. Risultato: una moto blocca l'anteriore e va a terra mentre stava fermandosi, ma appunto non e' uno dei nostri scafati motociclisti di ihm adusi e avvezzi a codeste quisquilie! La discesa da Baunesi a Tortoli' e' forse ancora piu' bella: le curve che si aprono sulla piana d'Ogliastra e per la prima volta sul mare, lasciano quasi senza fiato, ci fermeremo nel nostro delirio proprio per fare delle foto a tale splendore, fino a Tortoli', dove ci riforniamo presso un distributore aperto (e' il 25 e molti sono chiusi e senza automatico), e poi la torre di Barisardo, dove sulla spiaggia ci attendono Papy ed Enrica arrivati qualche giorno fa. E' praticamente l'ora del pranzo, e colonizziamo la veranda dell'unico bar-ristorante aperto, con la solita tecnica dell'esaurimento: esaurire le scorte di Ichnusa, esaurire le scorte di panini, esaurire il barista, esaurire la cameriera... Tutto andrebbe per il meglio, se alla fine del giro dei panini, mentre continuano ad arrivare i vari componenti del gruppo abbondantemente sgranati, non mi fossi accorto che nella lista del bar sono presenti anche i piatti del ristorante. Alla voce "culurgiones", con accanto la traduzione multilingue "kartofeln und mint", decido che la birra e' poca, e urlo con tutte le mie forze "oste della malora, un piatto di culurgiones e pecorino come se piovesse". Mai l'avessi detto: il popolo dei motociclisti si alza all'unisono come reclute all'alzabandiera, e urla "culurgiones pur'amme'". E dopo avere esaurito l'ichnusa, i panini, il barista, la cameriera, riusciamo pure ad esaurire il cuoco: gli ultimi arrivati riceveranno la sconsolata risposta "culurgiones esauriti!" Insomma: la solita sosta-pranzo sobria, leggera, dietetica, dei veri motociclisti, quelli che non devono ruttare mai, e che vogliono essere prestanti e scattanti per il resto del percorso. Alla fine della sosta pranzo cominceranno le perle: il gruppo dei ninja turtles si interroga perplesso su cosa siano venuti a fare e sul senso della vita. Si rivolgono al loro capobranco (il Maga, fate voi...) e gli domandano "ma rettilinei, ce ne sono dei rettilinei qui in Sardegna?" Questa domanda scatena razioni scomposte negli astanti: chi corre a nascondersi, chi non trattiene le risate, chi fa finta di andare a fotografare la spiaggia. Insomma: e' cominciato il vero CMRS! E per sottolineare l'eccezionalita' di questo CMRS, avviene pure un fatto straordinario: voi sapete che il levarsi da tavola dopo pranzo provoca sempre proteste ed educate espressioni di dissenso, del tipo "ma che cazzo di fretta ciai", "ma che t'ha punto la tarantola che sei sempre di corsa", "ma prenditi una camomilla che Villasimius non scappa", fino al piu' diplomatico "ma vaffanculo te e la tua fretta". Eppure questa volta, in mezzo a questo tradizionale scambio di opinioni "franco e cordiale", avviene il miracolo: il silenzioso Giuseppe (Petino per gli amici), si pulisce la bocca con il tovagliolo, si alza da tavola nello splendore del suo metro e ottantacinque, si guarda intorno, fulmina i ninja turtles, incenerisce i GS, e urla "SESSANTA SECONDI!" E' peggio di quello che era avvenuto sul molo: udire la voce di Petino e impietrirsi e' un tutt'uno. Udire la voce di Petino e scattare come leprotti nella riserva e' un attimo. Alla velocita' dei cartoni animati tutti corrono alle moto pensando "cazzo, se Petino parte chi lo riprende? solo con i missili!", e indossano freneticamente tute e casco per rimettersi in strada. Da questo momento, la cifra di questo CMRS sara' duplice: lo sconosciuto signore con la moto rossa che continueremo ad incontrare un po' ovunque, e la voce di Petino che scandisce le partenze come nei veri GP "sessanta secondi!" In pratica in poco piu' di sessanta secondi questa volta siamo tutti in viaggio, per dirigerci verso sud, e a causa della ignorantezza dei luoghi, finire sulla nuova 125, diritta come un fuso, noiosa come Alba Parietti quando dice di non essere andata dal chirurgo, mortale come una trasmissione su Cogne. e' talmente noiosa e diritta, che il gruppo finisce per spezzarsi di nuovo, e io conduco miseramente i miei sfortunati compari fuori strada: mi confondo sulle uscite, e mi dirigo in direzione opposta a Villasimius quando mancano soli 30 km dalla meta. Verro' per questo aspramente (e giustamente) rimproverato da quel GPS umano che e' Tinto, il quale orientandosi con il sole, il volo dei gabbiani, e i cerchi delle api, aveva capito che ero completamente fuori strada. Ma tutto questo non ci impedisce di arrivare, verso le 18, all'albergo, dove troveremo ristoro e pace dei sensi, sotto una doccia calda e al fresco di un bellissimo gazebo in mezzo ad un giardino ottimamente curato. Finalmente siamo arrivati in fondo a destra, e possiamo cominciare a fare piani di battaglia per domani. La cena non sara' da ricordare, e quindi non sara' menzionata se non per il fatto che ci porta all'ora del dopocena, all'ora della branda, quando anche il motociclista stanco puo' dire come miss Rossella "domani e' un altro giorno, domani saranno altre curve". [CMRS07] Giovedi', l'incontro Il giovedi' ci si alza di buon'ora, per cominciare a "fare sul serio". Si va verso l'interno, destinazione Barbagia di Seulo, per incontrarsi con Ed il Polso, Schiapputer, Ipe, Wat, che arrivano dal loro pernottamento in San Teodoro. Si prende la costiera verso nord, questa volta sul percorso della vecchia SS125, sino a Muravera, poi si punta all'interno sulla SS387 verso BALLAO e NURRI. Anche in questo caso, la strada e' stata fortemente raddrizzata, e saliamo in quota fino a Ballao percorrendo un ampio stradone a curvoni di percorrenza warp, dove dai vigneti passi al pascolo, quasi senza accorgertene, e su una valle (quella del Flumendosa) sempre piu' spettacolare ad ogni svolta. A Ballao la sosta caffe', nel solito bar in centro paese, e cominciamo a domandarci se le bariste sarde vengano scelte nei concorsi di bellezza: alcuni partecipanti hanno ormai i neuroni in confusione, e si scambiano informazioni del tipo "ma la barista di San Priamo, non sei entrato a vederla?" "no, ero fuori a fumare" "ah, meritava proprio un secondo caffe'", e cosi' via... Dopo Ballao si comincia a fare sul serio, in direzione di ESCALAPLANO per poi prendere il bivio che conduce a NURRI e alla cantoniera che incrocia la SS198. A poco a poco il ritmo aumenta, e vengo regolarmente superato da piloti piu'performanti di me. Alla sosta mi verra' fatto notare che il comportamento in curva della mia moto lascia molto perplessi, e non si capisce mai da che parte si diriga. Scopriro' solo a sera il motivo, intanto mi ingegno per rimanere almeno in strada Dalla Cantoniera di Nurri, si segue la direzione di Lanusei (ora capoluogo di provincia) e si percorre un'altra delle strade straordinarie tra le straordinarie strade sarde: la SS198 della Barbagia. si scende a picco verso il lago del Flumendosa su solito asfalto che morde le gomme come un gatto aggrappato alla corteccia, solo che un nuvolone antipatico decide di rovinarci il GP e verso il basso ci costringe ad assumere l'andatura "gara bagnata". Aggirato il lago si risale sull'altro capo della montagna, e appena scollinati, verso SADALI, la pioggia finisce e si torna su strada appena umida. Arrivati al punto di ritrovo con un poco di anticipo, decidiamo di andare nella direzione da cui arrivera' la pattuglia dei prodi, e superiamo Seui per fermarci al valico di ARCUERI', 981 metri, un valico che spazia dal Gennargentu, alla valle del FLumendosa, mostrando sullo sfondo anche quella incredibile formazione di PERDA LIANA, un monolite cilindrico sopra un cono erboso, che pare costruito dall'uomo. Il tempo di scattare alcune foto, compresa l'uscita in piega selvaggia di Caglistro dalla curva del passo, e arrivano trotterellando anche i nuovi accoliti della Sardegna, capitanati da un Ronnie in forma strepitosa: conduce la sua Goldwing con la leggerezza di una capretta al pascolo, danzando di curva in curva, e facendo pure risparmiare il lavoro agli stradini Anas; infatti, nelle curve dove le chiome degli alberi sono troppo rigogliose, l'antenna del suo baulone frusta i rami che sporgono ripulendo la traiettoria ai motociclisti che seguono... La sosta pranzo nella paninoteca di Sadali segue il copione ormai collaudato: quello dell'esaurimento. Viene esaurito il pecorino, esaurito il pane, esaurita la birra, esaurito il barista, esaurita la cameriera. Tutto come solito, insomma. Il titolare e' cosi' esaurito che si dimentica pure di accendere le luci del locale: lo fara' solo quando siamo tutti partiti, all'arrivo di un gruppo di turisti francesi che si siedono al tavolo per sentirsi dire "pecorén? c'est nes pas plus. Jambon? c'est nes pas plus", e cosi' via... La pioggia va e viene, e finche' staremo nella zona, la troveremo un versante si e uno no, come da copione di tempo variabile, pezzi da GP alternati a tratti guidati piu' accortamente. Io con la scorta della panzerdivision GS mi dirigo verso MANDAS e SENORBI', per prendere la strada di Cagliari, dove ho appuntamento dal cortesissimo meccanico di Simplo per una piccola riparazione. La strada per Cagliari non e' degna di menzioni particolari (SS 547), se non per il fatto che alle porte di DOLIANOVA compare la costruzione della locale cantina sociale, con i portoni aperti, e il punto vendita disponibile. Mi fermo e chiedo al mio pard "Sandro, si va a vedere?" Egli, sbigottito per avere trovato una cantina aperta riesce solo a balbettare "no, oggi no", e si riprende il percorso. Mentre perplesso riprendo la strada di Cagliari, almeno segno una tacca sul mio forcellone: l'eterno nemico (la cantina sociale chiusa) e' stato per questa volta sconfitto. Mentre io attendo e chiacchero con il meccanico, il mio compare se ne va a zonzo nel centro storico di Cagliari, con visita al Castello, da cui tornera' entusiasta. riprendiamo la tangenziale (nota come SS554), e poi la costiera per Villasimius, che vediamo per la prima volta, apprezzandone tantissimo le qualita'. Ovviamente, essendo la zona turistica del capoluogo, la strada non e' cosi' priva di traffico come d'abitudine, ma il percorso e' affascinante, e all'ora in cui il sole comincia ad abbassarsi mostra scorci e paesaggi da sogno, degni di servizio fotografico. Non fosse per certe innominabili lottizzazioni che deturpano i promontori a mo' di alveare, anche il paesaggio interno sarebbe perfetto. Ma sono comunque 30 km di puro divertimento, dove la guida e' piu' che allegra. La serata sara' sparsa, secondo le preferenze dei vari gruppi: dalla pizza, alla cena di mare, al culurgiones con pomodoro e salsiccia (scelta mia) A differenza dell'interno, il tempo e' rimasto stabile e la temperatura del dopocena adeguata per un lungo conversare in gazebo. In pratica si rimane fin quasi a mezzanotte a progettare l'indomani, che si preannuncia operoso: come si era detto, essendo venerdi', la compagnia dei penitenti e flagellanti esegue la sua giornata di ritiro spirituale, e sceglie un percorso di espiazione che porti al menu' di pesce. L'isola di San Pietro e la colonia Genovese in terra sarda. Domani si fa penitenza! [CMRS07] Venerdi'; l'apenitenza, la poteosi Il venerdi', come sapete, le persone timorate e pie fanno penitenza, rinunciando ai piaceri della tavola, secondo l'espressione "mangiar di magro". Seguendo quindi i precetti e le rigide istruzioni del capobranco Foresti, il venerdi' mattina ci si mette di buon'ora in cammino per provvedere in merito, in direzione dell'isola di Sant'Antioco (non mi rompete i MARONI, e' un'isola, anche se non c'e' traghetto ma un ponte), e possibilmente l'isola di San Pietro, patria di una antica colonia genovese quivi emigrata da una precedente colonizzazione in Tunisia (localita' Tabarka). Ma lo so che non importa una cippa: si procede lungo la costiera in direzione di Cagliari (contro il traffico che esce dalla citta'), poi lungo la trafficata tangenziale SS554 del capoluogo, e infine in superstrada verso Carbonia, fino al paese di SILIQUA, dove prenderemo una strada interna piu' suggestiva. Non abbiamo scelto la costiera, e a causa dello sterrato non abbiamo potuto intraprendere il percorso che dirige a Santadi, ma e' sufficiente per vedere una singolare costruzione, il castello di ACQUAFREDDA, che emerge solitario nella piana in cima ad un cocuzzolo, e la valle che conduce attraverso i paesi di RIOMURTAS, NARCAO e PERDAXIUS fino a CARBONIA. Da Carbonia, la direzione di Sant'Antioco e Calasetta e'una formalita'. Qui dobbiamo vedere se riusciamo per tempo a prendere un traghetto per San Pietro, dove pasteggiare di magro (=pesce). Va ricordato anche che la formazione, lungo il percorso, si e' ridotta a sei elementi, 4 moto. Diversamente dal solito si nota la presenza nel gruppo di 4Dee, che deve avere una gran voglia di penitenza... Sul molo di Calasetta la prima scena tragicomica: l'unico traghetto presente non e' disponibile, in quanto sta caricando una cisterna di carburante, ed effettua solo il trasporto di merci pericolose. Dovremo attendere oltre un'ora per il prossimo. Sconfortati ci dirigiamo ala ricerca di un bar per prendere almeno un caffe', quando uno dei marinai passando vicino chiede "dovete andare di la'? salite!". "Ma come, ci hanno detto..." "E voi salite". In un batter d'occhio le nostre moto, altre due di torinesi in attesa, e un paio di auto, si posizionano sul pontone per salpare alla volta dell'isola. Questo ci permette, entro le 12,30 di sbarcare e dirigerci a visitare la bellissima tonnara di San Pietro, dove organizzano anche immersioni (tra i tonni, s'intende), e visite guidate in barca. Nel frattempo avevamo lungamente intervistato i marinai del traghetto, il capitano, il nostromo, il mozzo, e quant'altri locali per domandare lumi sul locale giusto dove provvedere al frugale pranzo di magro. Le risposte erano state molteplici e non avevamo ancora le idee chiare. Ma fortunatamente il responsabile del diving in un colpo dirada la nebbia che circondava i nostri pensieri, e suggerisce "Osteria della tonnara, e' il locale della nostra cooperativa, dove trovate il nostro pesce, pescato qui". Prima di narrare cosa avvenne, desidero qui fare spam spudorato, dichiarato e non pagato: OSTERIA DELLA TONNARA, 300 metri a sinistra rispetto al punto di sbarco, accanto all'istituto nautico di San Pietro. Ho altri 19 testimoni a mio favore, e soprattutto il fatto che io non sono per niente un amante di pesce: in questo locale ci tornerei domattina anche a fare colazione! si diceva: presentati i sei penitenti e flagellanti, il cuoco, con un chiaro accento genovese (siamo o non siamo in Sardegna?) ci accoglie dicendo: ecco una bella ventresca che aspetta solo voi. Deglutiamo e rimaniamo sorpresi, sara' vero? Non sara' vero? L'unica e' provare. Quindi proviamo, e cominciamo quello che si rivelera' un percorso di delizie, l'equivalente gastronomico di un Gennargenturing in pieno sole, una Bosa-Alghero durante un tramonto perfetto. Per prima cosa il cuoco ci porta antipasti straordinari, inusuali e lontanissimi dal solito giro di antipasti-di-pesce-per-rimpinzare. Non solo gli antipasti non rimpinzano, ma sono cosi' buoni che sei combattuto tra il divorarne altre tre porzioni e il pensiero di cosa verra' dopo. Cito solo: involtini di pesce spada affumicato con mousse di tonno. Acciuga su filetto di peperone, un pomodorino apparentemente povero, gratinato, che si rivela gustoso e croccante come appena passato in forno, e da ultimo, ma non ultimo, una piccola fiamminga di tonno in scatola, vero tonno di Carloforte, che fa urlare i convenuti. E' giusto anche ricordare che in tavola si vede solo vino bianco, un vermentino che tutti apprezzano con gusto, pure il nostro Petino che abitualmente conosce solo vini rossi. Gli antipasti, come detto, segnano indelebilmente la giornata: che magro, che penitenza" e gia' pregustiamo quanto verra' dopo, mentre riceviamo comunicazioni contradditorie da un gruppo che ci segue in ritardo a causa di una foratura: sono le 13 ed entriamo in un bar a mangiare; sono le 13:10 e stiamo imbarcando, ma non sappiamo se veniamo tutti; sono le 13:20, siamo sulla barca ma non sappiamo se tutti verranno a tavola. Appurato che la storica disorganizzazione persiste, decidiamo, prima dell'esaurimento del cuoco, di procedere con i primi, mentre il gruppo decidera' il da farsi. Questi sono composti da un cous cous alle verdure che viene rapidamente spazzato, per arrivare ai due piatti forti: pasta pasticciata ai crostacei (S-U-B-L-I-M-E), e la "lasagna di tonno e pesto genovese". Ora, per questa portata non ho letteralmente parole, riesco a trovare aggettivi. Un connubio che non penseresti mai, tra tonno e pesto negli strati di sfoglia, perfettamente equilibrato, gustoso, pieno, senza mai essere stucchevole. DIVINO e' un termine che non disturba la sensibilita' di nessuno? lo userei, realmente. Nel frattempo si sono fatte le 14, e giunge una telefonata "stiamo sbarcando, siamo in 14, e vorremmo mangiare". Personalmente comincio a sudare: come reagira' la gestione del locale, viste le esperienze precedenti di esaurimento totale? Ebbene, la flemma genovese del cuoco si rivela assolutamente adatta alla situazione. Avvisato della cosa non fa altro che dire "sono con coi? ecco, allunghiamo il tavolo" e in un batter d'occhio predispone il tavolone da 20 convitati, e accoglie con un sorriso la marea di sciammannati e affamati. Un breve conciliabolo su cosa servire, poi la soluzione piu' semplice: di rivolge a noi e dice "quello che vi ho servito, lo consigliereste ai vostri amici?" la risposta e' si unanime, urlato a squarciagola. E con rara efficienza compaiono anche per tutti i nuovi gli stessi giri di antipasti e successivamente di primi. Ma il primo gruppo intende mantenere il vantaggio, e si avventa sull'assaggio dei secondi, che consistono in un tarantello di tonno (la parte piu' pregiata, migliore ancora della ventresca) fatto alla griglia, e un I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-E tonno alla carlofortina, cioe' un tonno che viene prima fritto, poi stufato nel coccio in vino, alloro, profumato con gocce d'aceto, e ricoperto di pomodoro. Una preparazione che ci lascia basiti e ammmutoliti dalla bonta'. Una preparazione, per capirci, che porta uno dei convenuti (non ne faro' mai il nome), un motociclista non tanto alto, romano, con una moto nera, a girare intorno al tavolo masticando il tonno alla carlofortina e urlando "ho trovato il punto G, ho trovato il punto G! e' qui! e' tra il palato e la gola!" Insomma, come e' detto nel titolo, "l'apenitenza" si e' trasformata un "la poteosi", volutamente sgrammaticato tanto questo pranzo ci ha ribaltato i sensi. Si esce alleggeriti di 35 euri che in un ordinario ristorante di pesce sarebbero bastati forse per i soli antipasti e UN primo. convinti di avere toccato vette culinarie di rara intensita', e personalmente sorpreso dalla disponibilita' del cuoco Andrea che ha con la massima naturalezza spiegato nel dettaglio le ricette e l'esecuzione dei piatti che ci aveva serviti. insomma, non era uno che se la tirava. Ribadisco lo spam di cui sopra: andateci! Anche la successiva visita al borgo rivela la pregevole struttura urbanistica della cittadina, quasi un paese delle cinque terre senza lo sviluppo verticale, dai toni e dai colori assolutamente liguri, con le targhe e le iscrizioni stradali che richiamano l'origine genovese del luogo. il rientro sara' sempre con la mente rivolta all'indietro, al luogo che abbiamo lasciato e che ci ha incantati, e dopo l'immondo ingorgo delle 19 sulla circonvallazione di Cagliari, solo il dondolare della costiera Cagliari-Vilasimius ci riconciliera' con il piacere della guida. Per alcuni di noi non ci sara' cena, grazie all'abbondanza (ma senza alcuna pesantezza) del pranzo, e ci concederemo un semplice gelato di frutta. La piccola sorpresa personale avverra' nel cortile dell'albergo, quando controlleremo la pressione della gomma bucata e riparata sulla moto di Ricciu (quel tale che aveva trovato il punto G in gola...) visto che avevo in mano il manometro digitale, vado a controllare la pressione delle mie gomme: 3,65 posteriore, 3,3 anteriore. Insomma, avevo girato su una mongolfiera che rimbalzava come la palla di un giocoliere... A quanto pare io con le gomme devo sempre attendermi sorprese in Sardegna! E cosi' anche il giorno dedicato ai timorati e pii e' passato come meglio non si poteva, ci attende domani l'incontro con l'ultimo gruppo di arrivi, in quel di Jerzu [CMRS07] Sabato, la cena In effetti sembrerebbe riduttivo, e bisogna subito precisare che il sabato non si riduce alla sola cena, quasi che non si fosse fatto nulla tutto il giorno. Gli e' che per buona parte della giornata non posso narrare di grandi gesta comuni, poiche' lesto lesto in mattinata hoaccompagnato la mia passeggera nel capoluogo, per poi rincorrere il resto della truppa che doveva risalire a Jerzu per accogliere degnamente Alfredmann e i suoi scherani, ultimi arrivati al CMRS. La mattinata inizia subito con figur'emmerda: visto che la mattina il traffico principale sulla Villasimius-Cagliari si svolge in uscita dal capoluogo, affrontavo allegramente le curve. Troppo allegramente, visto che mentre ero impostato in plastica piega a destra non troppo vicino alla corda, vedo sbucare due missili dalla parte opposta: una raptor e una hornet che procedono verso Villasimius. da vero cretino (ma proprio cretino), decido di pinzare con l'anteriore, con il risultato di rischiare un dritto che avrebbe travolto in un colpo solo Mommotti e Daddopi. Prima tacca della giornata, e procedo fino al punto d'incontro stabilito. Ora sono libero di fare cazzate da solo... Da Cagliari, per cercare di riprendere il gruppone, decido di risalire lungo la SS387 fino a DOLIANIVA (ricordate? la cantina sociale aperta), e da qui percorrere una provinciale in direzione di San Nicolo' Gerrei. Ebbene, qui devo richiamare l'attenzione dei lettori che credono che tutta la nostra vacanza si sia svolta tra tavoli e cazzate. Segnatevi questa strada, AMISCI (cit.), che merita non meno delle altre gia' note. Ho percorso una quindicina di km di pista pura. liscia, senza nessuna imperfezione, di asfalto ROSSO FUOCO, poi NERO come la morte nel tratto asfaltato di recente. Troppo straordinaria, solo lo sporco delle greggi negli ultimi km mi ha tolto il piacere della guida. E un paio di piccoli inconvenienti Ah, certo, perche' la giornata era cominciata correndo un grosso rischio, ed evidentemente era la giornata dei rischi, o forse della scarsa abitudine a girare da solo. Non mi e' mancato nulla quel sabato: uscendo da Dolianova, si imbocca una lunga discesa, con in fondo la risalita sulla colina che preannuncia i curvoni da prendere in totale appoggio. Mi lancio lungo il rettilineo, nemmeno troppo veloce (ehm, non e' il mio naso che spunta dallo schermo), e a meta' rettilineo si materializza dai campi una vecchia fiesta, che si pone a meta' carreggiata, prima che lentamente l'anziano autista si guardi intorno. In effetti non ero lento come un gregge di pecore, e solo la prontezza della frenata CBS mi salva da una subitanea scivolata quando mi attacco ai freni. In caso contrario avrei attraversato la fiancata dell'auto con tutta la moto, casco, targa, e quant'altro. Gia', capisco che non ero proprio cosi' a velocita' codice, e metto in tasca il secondo rischio, per procedere lungo questo stupendo tratto guidato. Prima si risale la valle, per scollinare e rimanere in quota e lieve discesa verso San Nicolo', dove decido di completare il tris con un'altra spruzzata nelle mutande. Preso dall'entusiasmo del bellissimo asfalto, mi producevo in artistiche traiettorie bene impostate, staccate da GP, e accelerazioni da virgole nere sull'asfalto (la pressione gomme era finalmente regolata). Fino al momento in cui imposto la staccata su uno di quei piccoli ponti che sono seguiti da una curva a gomito dopo il ruscello. La curva e' aperta dopo il ponte, quindi stacco tranquillo appena all'ingresso del ponte, e la moto docilmente si accuccia.... poi decolla. Gia', non mi ero accorto che l'assestamento aveva creato un certo dislivello, uno scalino, tra la sede stradale e la sede del ponte. Arrivato bello schiacciato sul gradino la moto ha fatto la sua parte, che e's tata di staccarsi da terra, mentre la curva di fronte a me si avvicinava e io mi chiedevo "chissa' se il cellulare avra' la linea per chiamare il 118?". Fortunatamente sono molto fermone, e la moto atterra in tempo per riprendere aderenza, scivolare sulla cacca che ho versato, e fare la curva a cui tenevo tanto! Proseguo piu'prudente, per sbucare sulla strada che porta a Ballao (sosta caffe', ma purtroppo non era il turno della barista carina che ricordavo), per poi incontrare intorno a Escalaplano un gruppetto guidato da quel GPS umano del Tinto, che procede verso Esterzili e Sadali, per fare il pieno giusto prima della chiusura dei distributori. Da qui, in piena Barbagia di Saulo, si riprende la SS198 che conduce verso l'Ogliastra, in un delirio di curve, boschi, sugherete e passi vicino ai 1000 metri, incrociando continuamente i passaggi a livello della linea Arbatax-Seui-Mandas (www.treninverde.com, anche questo e' spam voluto), che meriterebbe un giorno un bel giro. La strada viene lasciata in prossimita' di Gairo Tacquisara per prendere la provinciale che conduce a Jerzu, attraversando il paese fantasma di OSINI VECCHIO (abbandonato come GAIRO in seguito ad una disastrosa alluvione del 1951). Jerzu diventa quindi il punto di ritrovo, da diverse direzioni, delle pattuglie motociclistiche affamate (siamo gia' verso le 13). Le avanguardie dei giovani si dispongono con geometrico ordine ad occupare la piazza principale del paese alto, dove danno il via alla usuale procedura detta "ad esaurimento": esaurimento dei panini, esaurimento dell'ichnusa, esaurimento del barista, esaurimento della cameriera... Una parte degli arrivati si dirige sicura verso la trattoria da Concetta, dove trovera' accoglienza, affettati, casu marzu e cibo in quantita', insieme ad alcuni dei piu' affamati dei presenti. Insomma, all'ora del pranzo Jerzu diventa il capoluogo di IHM, mentre si aggira per il paese un signore, su una moto rossa, che osserva e cerca qualcuno. Ricordate, avevo gia' accennato ad un incontro di un signore su una moto rossa, avvistato piu volte (anche se non l'ho menzionato) nei giorni precedenti. Questa volta l'avvistamento e' mio: mentre sorseggio al tavolo un piccolo bicchiere di birra, si avvicina e domanda "dove sono gli altri?" convinto che cerchi il gruppo che militarmente ha occupato il bar della piazza, rispondo lestamente "sono tutti al bar sulla piazza!". La risposta del motosciclista-sconosciuto-su-moto-rossa e' sprezzante "Diamine, sono in trenta, si litigheranno dieci panini. no, non fa per me" Poiche' l'ospitalita' e' sacra, non demordo, e rilancio: "dall'altra parte, troverai il resto del gruppo presso la trattoria della Concetta, gia' seduti a tavola". Ma il motociclista sconosciuto deve essere un osso duro, che non si fa ingannare, e ribatte altezzoso: "trattoria? ma avranno abbastanza da mangiare?", e dirige la sua moto verso la direzione della trattoria. Io perplesso rimango con la mia birra e mi interrogo sui destini dell'universo, il senso della vita, e sul motivo per cui una trattoria non dovrebbe avere abbastanza cibo per i suoi clienti. Mi confermeranno in seguito, che il motociclista-sconosciuto-su-moto-rossa si e' soffermato davanti alla trattoria "da Concetta", ha osservato il gruppo, e ha proseguito la sua corsa. Corsa... insomma... e' un eufemismo, sia chiaro... Ne concludiamo che codesto signore su moto rossa era si sul traghetto preso anche da noi a Livorno, ma probabilmente stava girando da diversi giorni in Sardegna alla ricerca di un gruppo di amici impegnati in un CMRS senza mai riuscire a trovarli. Gli avvistamenti si susseguiranno infatti fino al traghetto di rientro, ma a parte un curioso sferragliare della moto (quasi come una ducati malmessa), non si sono avute notizie certe del soggetto in questione. MA anche il pranzo di Jerzu finisce, e i nuovi arrivi devono percorrere la strada che manca verso Villasimius, per arrivare ad un orario decente a rilassarsi prima della grande "cena sociale" che si terra' la sera. In particolare io devo tornare a prendere la passeggera, per riportarla all'albergo, quindi mi dirigo scortato dal capobranco verso la strada di rientro, che per un attimo, appena all'ingresso del paese, prevede una sosta presso la locale cantina sociale Antichi Poderi. Incredibilmente, la cantina sociale e' aperta, e la porta della rivendita si socchiude al nostro avvicinarsi. Tale e tanta e' la sorpresa, che il mio pard abbassa il casco sconsolato dicendo "no, devo bere meno vino, non fermiamoci". E ripartiamo, consapevoli pero' che finalmente abbiamo sconfitto l'eterno nemico: la cantina sociale sbarrata a ihm-emilia! Il ritorno potrebbe essere il ritorno solito, fatto di fretta, solo per accorciare il tempo prima della doccia in albergo, ma ci saranno sorprese: decidiamo di prendere la provinciale per PERDASDEFOGU (storica base militare), e di scendere sulla SS125 da qui. Gia' il percorso Jerzu-Perdasdefogu, passando sotto i grandi mulini a vento, ha qualcosa di irreale, oltre ad essere una strada dove mettere alla frusta i mezzi (forse un filo poco curvosa, ma bellissima). e' perso sulla strada Perdasdefogu-Tertenia che abbiamo perso la nozione dello spazio e del tempo. Trattasi di una strada militare, 22 km, larghi, puliti, deserti, ma soprattutto in mezzo ad un paesaggio da favola. Talmente bello, nella luce potente del sole delle quattro del pomeriggio, con continui cambi di direzione per passare da una colina all'altra, che invece di chinarci sui manubri, scaliamo due marce e la percorriamo a non piu' di 70 km orari. naso all'aria. Talmente magica, che dopo 10 km ci fermiamo per osservare uno scorcio delle vallate e dei monti, respirando a pieni polmoni il profumo dei fiori e della macchia mediterranea. Assolutamente da rifare! assolutamente indescrivibile. Il percorso successivo, quello che nel giorno dell'arrivo abbiamo fatto sulla nuova SS125 noiosa e troppo veloce, lo facciamo sul tracciato della vecchia SS125, che manca solo di un breve tratto, dove un ponte e' in corso di ricostruzione. Da San Priamo ci dividiamo, io per tornare verso Cagliari, e il mio compagno per l'albergo. Recuperata la passeggera, torniamo sulla costiera nell'ora piu' bella, verso le 18, con fantastici giochi di luce del sole basso sulle scogliere e sulle anse che portano a Villasimius. L'osservazione del mare, fortunatamente, ci distoglie dal guardare quelle brutture che in un paio di colline deturpano il paesaggio. La cena, quella completa di tutti i presenti, sara' un continuo ripetersi le strade, i percorsi, le bellezze viste, dall'uno e dall'altro. Troveremo anche nel parcheggio del ristorante dove ceniamo la moto del signore misterioso, che pero' svanisce nel nulla, probabilmente a cena con i suoi amici. Se pero' c'e' da ricordare qualcosa della cena, non e' il cibo questa volta, ma la strepitosa performance di un certo motociclista, non molto alto, dall'accento romano, che nel patio del ristorante commenta le qualita' estetiche di una vistosa fanciulla che sta cenando nella stessa sala. All'urlo "ma cia' la minigonna giro-topa", il nostro eroe si accorge che la fanciulla e' anch'essa nel patio, con il suo compagno, a fumare una sigaretta... Nessuno, naturalmente, si era accorto di quanto era successo. Tutti i motociclisti brutti, sporchi e cattivi a fare la radiografia di un push-up di misure esagerate, a verificare la presenza del filo interdentale sotto la mini, e nessuno si e' avveduto che dopo l'uscita nel patio, la fanciulla e' rientrata con un vistoso anello alla mano dstra, anello che all'inizio della cena non aveva (capito Ricciu? se ti limiti a guardare la topa continuerai a domandarti come mai una bellezza cosi' possa stare con uno brutto come quello!) insomma, solita cena, solite performances da cena di ihm, conclusa in albergo con conciliaboli e previsioni circa l'indomani. Gia', l'indomani e' domenica, e parte del gruppo si trasferisce a San Teodoro, per la tappa di avvicinamento al ritorno. Che parola brutta "ritorno" quando sei in Sardegna... [CMRS07] Domenica, l'agriturismo La domenica si annuncia con un tempo incerto, e le previsioni dicono che comunque prenderemo acqua. Nei giorni precedenti la pioggia ha colpito qua e la' in termini sparsi, a seconda delle destinazioni, mentre oggi si parte gia' predisposti alla lavata delle moto, difficilmente avremo scampo. Il giro per arrivare all'agriturismo "Il Rifugio d'Ogliastra" prevede la possibilita' di differenti avvicinamenti, e a causa del tempo incerto propongo una via che non faccia perdere i paesaggi, ma che sia agevole in caso di peggioramento: la vecchia SS125 con risalita fino a Perdasdefogu lungo la strada militare percorsa due giorni prima. Tutto procede tranquillo fino al bivio per imboccare la strada, quando le nuvole nere cominciano a scaricare con decisione. A quel punto chi ancora non lo aveva fatto, indossa l'antipioggia, e si comincia a salire lungo questo percorso bellissimo. Mentre siamo fermi, ancora una volta compare dal nulla il motociclista misterioso, sulla sua moto rossa (dicono sia una Ducati, ma sferraglia come un trattore Landini d'epoca per la verita'), e vedendoci impegnati all'imbocco della salita prosegue: probabilmente alla ricerca dei suoi amici. Si sale, e dopo qualche km l'aria si ripulisce, permettendo di godere almeno in parte di quegli stupendi paesaggi: l'arrivo a Perdasdefogu e la sosta vicino al simulacro dell'F 104 posto all'ingresso della base militare ci permette di scambiare commenti entusiasti da parte di tutti. Ma ormai e' mezzogiorno, e con la prospettiva di trovare le strade bagnate decidiamo di indirizzarci direttamente al luogo del pranzo per asciugarci. In effetti saranno 10 km di vero diluvio, lungo la provinciale che collega Perdasdefogu a Jerzu, passando sotto le enormi pale che nel silenzio piu' totale girano pigramente al vento. La cortesia dei gestori del ristorante (anche albergo) si rivela squisita: ci permettono innanzitutto di parcheggiare le moto sotto il portico, al riparo dall'acqua, e poi una volta arrivati gli ultimi, cominciano a servirci un florilegio di pranzo ogliastrino quale non potevamo neppure immaginare: antipasti di salumi e melone a profusione; fregula con ragu' di capretto e culurgiones al sugo che si accumulano nei piatti come montagne innevate di pecorino; arrosti misti di vitello, agnello e maiale senza fine. Diciamo la verita', dopo il cuoco di Carloforte (Andrea, il genovese), sara' questo il primo e unico ristorante che non si fara' mettere in crisi dall'immane numero e confusione dei motociclisti di questa vacanza. In questo luogo la teoria dell'esaurimento non funziona: non si esaurisce la birra ne' il vino, non si esauriscono i primi e neppure gli arrosti, non si esauriscono ne' i cuochi ne' le cameriere, che sempre sorridenti tornano sempre con i vassoi pieni fino a faci dichiarare sconfitti su tutta la linea. Sara' un pranzo memorabile e un indirizzo che porteremo nel cuore e nel biglietto da visita per una immancabile futura visita. Non solo il personale vince su tutti i fronti la battaglia contro la mandria dei motociclisti, ma con la massima semplicita' accettano, facendoci entrare in cucina, di mostrarci l'esecuzione del piatto tipico ogliastrino, il CULURGIONE, che avrete gia' capito e' stato eletto a "piatto del 2007" dai partecipanti. Il video grazie all'ottimo editing di Simplo e' visibile in http://www.chethallur.com/gallery2/main.php?g2_itemId=4714, mentre la ricetta del ripieno e' semplice: patate lessate, pecorino, menta e un filo d'olio. fate una soglia sottile (semola e acqua), tagliate dei dischi di 10-12 cm, e chiudeteli come da video. Ma con il tempo ballerino e incerto, e altri 160 km da percorrere, verso le 15:30 e' gia' ora di prendere la strada di San Teodoro, per chi cambia albergo. E qui avviene la cosa piu' inaspettata: voi sapete che esiste un decano (Petino, l'uomo dei 60 secondi) e un capobranco, colui che dall'alto della sua SBORONA guida sicuro e veloce il gruppo, che sparge perle di saggezza del tipo "mi meraviglio di te che non hai capito un cazzo!", "hai visto i due e trenta oggi? e domani ti aspetti di vedere la Madonna?" "quando Sborona vede le curve non riesco a tenerla, mi si imbizzarrisce tutta", e cosi' via. Ebbene, al momento del caffe', il capobranco manca all'appello. Meravigliati e perplessi lo cerchiamo, forse gli sara' successo qualcosa, forse stara' digerendo addormentato sul prato. No, egli e' chino, concentrato sulle manopole del bigliardino (o calciobalilla), e sta urlando ai quattro venti "vi faccio questo e quello, vi dimostro chi e' il professionista!". Al richiamo del caffe' nemmeno risponde... Ma noi siamo dei duri, e non demordiamo. Dopo il caffe' compare un carrello pieno di liquori, da versare a profusione, e insistiamo "c'e' il mirto, c'e' l'acquavite!". Ma Egli rimane chino sul suo bigliardino, urlando al suo compagno di giochi (un ingegnere toscano dall'aspetto gufesco), e con una pila di monete da 50 cents sul vetro del gioco. Ma noi siamo dei duri, e non demordiamo: cominciamo ad indossare le tute, e ad avviarci verso la nostra destinazione. Ed Egli nulla: imperterrito continua a giocare... Insomma, a sera, a tarda sera, ricomparira' in albergo urlando "li abbiamo distrutti, gli abbiamo dimostrato chi e' il professionista!" C'e' un video che testimonia questo momento di debolezza dl Nostro: i motociclisti attorno che uno ad uno partono e si mettono in moto, e i quattro giocatori del bigliardino ancora ben fissi sulle loro manopole. Intanto noi partiamo, e prendiamo la strada veloce-ma-noiosa: quella che da Stazione di Villagrande porta a Nuoro, per poi congiungersi con la superstrada che conduce rapidamente a Olbia, quindi San Teodoro, la nostra meta. La meta, come ricorderete, e' un bellissimo hotel sul mare, proprio sulla spiaggia, dove, per la legge del contrappasso, sperimentiamo l'esatto contrario di quanto abbiamo sperimentato a pranzo. Mentre i ristoratori ogliastrini ci avevano sotterrato di gentilezze, cortesie e disponibilita' in ogni campo, qui la disorganizzazione regna sovrana, e non abbiamo neppure bisogno di esibirci nel solito numero della mandria: errori di prenotazione, incapacita' di unire anche solo due tavoli da quattro in sala da pranzo, programma della contabilita' male utilizzato ma che riesce a sbagliare i conti anche da solo... insomma, sara' quasi uno spasso. Alla reception, la cortese fanciulla che ha ricevuto le nostre prenotazioni si perde tra singole, doppie, uso singola, e altre amenita', senza riuscire a districarsi. In sala da pranzo REGNA, anzi, IMPEA una caposala dall'aspetto della piu' temibile madre superiora della nostra infanzia, e che viene soprannominata "Frau Blucher" nell'arco di cinque minuti. Salvo scontrarsi con uno piu' rognoso di lei, perche' quando cerca di rimandare fuori senza cena il Tinto, egli esibisce la sua ricevuta di pagamento che la stende come un colpo di maglio in piena fronte "la prenotazione e' questa, e se non avete previsto il tavolo l'errore e' vostro"; praticamente come e meglio di Frankenstein junior! Ma vale la pena, nel frattempo, di tornare qualche km indietro prima dell'arrivo a San Teodoro: la noiosita' dei 120 km di superstrada e' tale, che alla sosta caffe' delle 17 due motociclisti del gruppo propongono: invece di arrivare diritti e diretti, chi vuole (il tempo si e' rasserenato un poco) puo' deviare da Nuoro per la SS389 e ripercorrere l'amata pista nella direzione opposta a quella usuale. I nostri due eroi su VFR ci salutano quindi all'ingresso del capoluogo, per ripresentarsi verso le 20, quando noi siamo gia' cambiati e docciati in albergo. Ma il loro arrivo e' strano: uno dei due (il VFR giallo) e' stranamente segnato, la carena ha balla perche' ha perso qualche vite di tenuta, ma il suo proprietario Brax e' piegato in due e ride come un matto. Il suo compagno di gita, Cagliostro si toglie il casco e urla frasi strane del tipo "t'ho visto, sei il solito! l'ho visto sugli specchietti, si reggeva ancora in piedi!". Una volta ripresi dalle risate, scopriamo cosa e' successo: lungo la SS 389, mentre procedevano "sicuri e tranquilli come due volpi impagliate" (sic!), hanno incrociato un gregge di pecore, e una di queste invece di starsene con il suo gregge ha improvvisamente scartato attraversando la strada. In pratica un incontro ravvicinato, dove la pecora e' salita fin sul cupolino del nostro pilota, che da buon abruzzese non si e' scomposto per nulla. Ha trattenuto i suoi ciuffi di lana sulle carene, e ha accelerato per mettere la massima distanza tra se e il pastore. Ricordate: qualche giorno fa si e' affacciato qui un pastore che cercava il proprietario di una moto che aveva fatto tanto male alla sua bestia.... Alla domanda: ma perche' non ti sei fermato? l'assicurazione ti avrebbe ripagato carena e parafango rotti! il nostro esperto abruzzese risponde sicuro: "cosa me ne faccio dell'assicurazione se il proprietario della pecora e' poco incline alla civile discussione? ho preferito allontanarmi". Sappiamo, dal secondo testimone, che la pecora si e' rimessa in gruppo dopo il salto sulla moto: almeno ora potra' essere riconoscibile, con il nome di "orecchia mozzata"! Insomma, bene o male si riesce ad arrivare a cena, compresi i desaparecidos del bigliardino. ALcuni, per errore di prenotazione o per imperizia della reception, vengono dirottati al ristorante vicino, ma senza grossi problemi (pecora a parte), alle 22:30 siamo tutti sazi, rilassati e sistemati sul patio in riva al mare. La serata, purtroppo, non potra' vedere la passeggiata fino al centro del paese e le chiacchere con gli amici, perche' velocemente torna il brutto tempo, e decidiamo di tornare nelle rispettive camere. Sara' una notte di intensa pioggia, dove i tuoni si alterneranno alla pioggia battente sul tetto delle camere-bungalow, mentre coloro che avevano messo le moto nel recinto chiuso scopriranno l mattina dopo che il terreno molle ha fatto affondare e coricare piu' di un mezzo appoggiato sul cavalletto laterale. Ma questo e' gia' lunedi', il nostro ultimo giorno di vacanza [CMRS07] Lunedi', ultimi fuochi La notte tra domenica e lunedi' si scatena il diluvio, un diluvio tale che chi ha usato il parco chiuso (il parcheggio in terra battuta con sofisticato cancello a combinazione numerica), si ritrova la moto adagiata nel fango. Fortunatamente i danni non sono elevati, visto che l'impatto e' relativamente morbido, ma e' sempre una rottura di maroni, ovviamente. Il problema vero e' che il tempo rimane coperto e incerto, tanto da sconsigliarci il nostro giro quotidiano. Ci dedicheremo quindi alla visita del paese, dove incontriamo per l'ennesima volta un signore con la moto rossa, che dichiara di avere dormito in un agriturismo "nei pressi", e poi si allontana, verso le 11:30, dicendo "dobbiamo andare a fare colazione". Con l'augurio che egli riesca a trovare gli amici che cerca da una settimana, proseguiamo nell'esplorazione del piccolo borgo turistico, per dirigerci verso il porto. Qui bisogna ricordare una caratteristica di molti borghi, Villasimius compreso: i sardi non sono marinai (non per nulla sono finito negli alpini...), e quindi paesi rivieraschi ve ne sono ben pochi. Alla richiesta "dove e' il porto" o "dove e' la spiaggia2" i cortesi abitanti del luogo rispondono invariabilmente "la' avanti, quattro o cinquecento metri". Metri che si rivelano assai lunghi a dire la verita'. Ma anche questa volta riusciamo a raggiungere il porticciolo dove sono pigramente ormeggiate alcune barche, e ne approfittiamo per una visita al locale museo del mare, dove sono in esposizione alcuni reperti dell'epoca romana, tardo imperiale. La passeggiata che segue, lungo la spiaggia e le rocce, e' molto piu' bella del percorso stradale, come potete vedere anche dalle foto, permettendoci di raggiungere la veranda dell'albergo. Alcuni si dedicano al canonico pranzo, mentre dopo un frugale pasto cerchiamo di sfidare gli elementi per fare qualche km sulle strade interne che avevamo apprezzato due anni fa. Purtroppo il meteo non ci supporta, e neppure il chattering: appena si lascia la costiera per risalire verso la prima linea di montagne alle spalle di San Teodoro e Siniscola, veniamo sorpresi da scrosci radi ma efficaci nel farci desistere: Prima nella salita che porta a Brunella e Concas, Poi nella spettacolare, straordinaria, inebriante salita che porta a Cantoniera Sant'Anna e Lode'. Solo Cagliostro e Brax proseguono, forse in cerca di altre pecore (di nuovo sulla SS 389...) L'ultimo gruppo di motociclisti bagnati torna a Siniscola, per provare l'estremo tentativo del percorso di Torpe' e relativo lago. riusciremo ad arrivarci, ma per lavori di innalzamento della diga non possiamo deliziarci del passaggio stretto sul culmine dell'invaso: inavvicinabile Al rientro solite spesucce, e poi cena in albergo, dove Frau Blucher e' stata convinta ad unire alcuni tavoli (in una sala semivuota, sai che difficolta'), e si beve l'ultimo goccio del dopocena sulla terrazza a mare. Noterete, come spesso avviene, che questo momento e' immortalato alla stessa maniera in molte serie fotografiche. Piu' di una macchinetta nella sera ha scattato, questa volta per ritrarre in particolare i volti di chi e' alla fine della vacanza. Mentre nei giorni precedenti trovate foto di paesaggi, luoghi, a volte inframezzati dai gruppi di motociclanti, questa volta in particolare sono i visi che parlano, che esprimono molto piu' di quello che le nostre povere parole sono in grado di dire. Ormai si fa ora di andare a fare le valige, ma noi siamo motociclisti, duri e puri, non vogliamo farci mancare nulla. E quindi parte il cabaret dal tutolo "andiamo a pagare il conto". Un'attivita', che nella incazzatura dei singoli che si trovano con le piu' svariate sorprese, e' complessivamente definibile come comica, al limite del ridicolo. Dopo l'ottima prova del ristorante Rifugio d'Ogliastra, torniamo qui allo standard abituale detto "dell'esaurimento". Concierge esaurita, che quando non sbaglia i conti da sola straccia il conto che esce dal computer bofonchiando "questo DEVE essere sbagliato", e cosi' via. Io attendo buon ultimo che si esaurisca la processione dei flagellanti, e non avendo extra, non avendo sbagliato caparra ne' conto, mi trovo ad attendere 10 minuti perche' riescano a reperire una banconota da 10 euro che devono darci di resto. Gia', sono senza banconote da 10 euro, e bisogna chiamare l'addetto che ha la chiave della cassaforte e detiene il potere delle banconote di piccolo taglio... Ma e' sera, e le valige incombono, sperando che la notte non vi sia un diluvio di acqua e profluvio di tuoni come in quella precedente! [CMRS07] Martedi', la partenza Valige pronte, si corre a fare colazione. Oibo', colazione? parliamone un momento, visto che ieri s'e' girato poco e oggi si tratta solo di arrivare in albergo. Riprendiamo in mano il calendario, e le date, per analizzare un mistero che ancora avvolge il nostro soggiorno: siamo arrivati a San Teodoro il giorno 29 aprile, domenica. Quelli che sono sopravvissuti alla scrematura di Frau Blucher, si sono seduti a tavola e hanno cenato con un cesto di panini riscaldati al forno, quindi molto fragranti, come il pane quando e' fatto rinvenire. Pensiero: che bravi, siccome la domenica non c'e' il pane, quello del sabato viene riscaldato per renderlo piu' appetibile. Assolutamente normale in albergo direi. Lunedi' 30 siamo andati a cena, sempre sotto l'occhiuta supervisione di Frau Blucher, e il pane non era riscaldato. Pensiero: normale, e' il pane di oggi. ENNO'!!! Il pane non e' quello di oggi, che diamine. I panini sono decisamente di ieri. MA se ieri era domenica, cosa ci hanno servito ieri? mistero. Fatto sta che e' decisamente pane del giorno prima. Martedi' 1 maggio, festivo. Andiamo a colazione, e i panini che dovremmo farcire con la marmellata sono di DUE giorni prima, buoni giusto per giocarci a golf sulla spiaggia. Ma allora... quando cazzo fanno il pane fresco? mistero. Viene da indagare, ma un rapido consulto porta a concludere che e' meglio di no: Frau Blucher la caposala potrebbe mettersi ad abbaiare, facendo nitrire tutti i cavallucci marini; la concierge potrebbe andare di nuovo in confusione, e correggere tutti i conti che ci ha faticosamente fato la sera prima, il cuoco potrebbe uscire dalla cucina con un coltello in mano urlando "il nostro pane l'e' sempre fresco!". No, non sapremo mai qual e' la soluzione del mistero del pane. Insomma, appresso alle 10 siamo praticamente pronti, e ci si dirige alla ricerca di un negozio apertp per farci riempire qualche panino da portare in nave, dove regna il principio della fila al self service. ci fara' risparmiare tempo e denaro se troviamo panini sul luogo. Denaro si, tempo... giudicate voi. Il negozio e' aperto, il pane (fresco di forno, ma allora, che pane serve l'albergo se in negozio e' fresco?) e' disponibile, il buon pecorino e il prosciutto di Oliena sono pronti da riempire, solo che la presenza contemporanea di tre (3) persone che ordinano tre (3) panini cadauna, fa andare in confusione la gentile commessa. Usciremo dal negozio solo dopo 25 (VENTICINQUE) minuti, ridendo come matti per la confusione creata da 3x3 panini, e dirigendoci tranquilli tranquilli lungo la strada che in mezz'ora ci porta all'imbarco. Tranquilli come solito, cioe' a velocita' da ritiro patente, perche' ci accorgiamo che nella medesima direzione, e chiaramente con la stessa destinazione, c'e' un lungo serpentone di moto con tanto di staffetta in coda e in testa dal giubbotto colorato. L'imbarco avviene per la prima volta al piano garage superiore, quello dove sembra di toccare il soffitto con il casco (e lo dico io che sono piccoletto!), per ritrovarci tutti sul ponte, dove al sole avvengono le esposizioni piu' disparate di topa, ciccia, lardelli e pelli rinsecchite. Fino al momento in cui la nave si mette in marcia, con relativo vento fresco, il panorama sul ponte della piscina e' quanto piu' variegato esista, e alcune macchine fotografiche vengono estratte appositamente per immortalare particolari sottogonna o altre amenita'... Ovviamente, se questo e' il livello per le macchine fotografiche, potete solo immaginare quale sia il livello dei commenti, con il Doc Magella che si esibisce in una vera e propria Lectio Magistralis che per oltre un'ora tiene i presenti incollati alle murate per sorreggersi dalle risate che sgorgano spontanee. Questo fa passare, tra i panini faticosamente acquistati, birre, caffe' e lazzi e frizzi, il tempo che intercorre a Livorno, dove il cielo e' cupo, le notizie sulla pioggia all'interno della Toscana sono ancora piu' cupe, e l'occhio e' umido non di pioggia, ma di scarsa voglia di salutarsi. A malincuore prendiamo la via per casa, la piu' rapida, cioe' quella che alle 19:30 prende tutto il mondo che risale dalle spiagge della versilia verso nord, con lunghe code superate in corsia di emergenza, fino all'orribile (lo ammetto, non lo digerisco) tratto della A15 che nella discesa verso la pianura padana ti fa sempre pensare se hai fatto testamento: curve cieche, non per nulla il limite di codice e' di 60 km/h, macchine che non riescono a tenere la traiettoria a 80 orari, fondo umido per la pioggia di poche ore prima, insomma, uno strazio, che finisce fortunatamente a Fornovo, dove si imbocca la statale per gli ultimi km. si sbarca sul cancello di casa con il parziale che segna 2197 km dalla partenza, e tantissime meravigliose immagini che rimangono nel cuore. Gia' si pensa a quale potra' essere il ponte del 2008, salvo accorgersi che alcuni sfortunati dovranno sostenere l'esame di riparazione in settembre, ma questa e' un'altra storia. E' che siamo arrivati a casa, non stanchi, ma sazi di strade e di curve. Per una volta, invece di salire e disfare le valige, decidiamo di allungare il relax, giriamo l'angolo, e andiamo a mangiare una pizza sotto casa: oggi e' ancora vacanza, DEVE essere ancora vacanza, e in casa non dobbiamo ancora preoccuparci di cosa mettere in tavola [CMRS2007] Cosa rimane Vabbe', alla fine mi sono accorto che come al solito sono riuscito a dire solo una parte minimale di tutto quanto abbiamo provato e vissuto in questi incredibili sette giorni. Lo so: Tinto mi odiera' perche' faccio troppe foto e spreco troppe parole, ma a volte mi piace pensare che non tutto deve andare perso nel proprio ricordo, e un modo un po' esteso per dire "grazie" a tutti coloro che si sono spesi per organizzare e che hanno avuto la pazienza di avermi vicino, in qualche modo sia dovuto. Rimane sicuramente la voce di Petino, calma e tranquilla, che chiama "sessanta secondi", provocando la frenesia dei motociclisti che cominciano a muoversi come elettroni impazziti per rivestirsi. Rimane la risata di Xarbrax che osserva il parafango rotto e descrivendo la pecora dice: "l'ho montata fin sopra il cupolino" Rimane una domanda, mai citata, ma costante nei sette giorni di vacanza: "Dove andiamo a cena?" "Non so, chiedi a Foresti"; "MA CHE CAZZO NE SO IO DI DOVE ANDIAMO A CENA, DEBOSCIATI!" Rimane il mistero di un signore dalla moto rossa che consumava le gomme alla ricerca dei suoi amici per tutta la Sardegna. Rimane l'allegra confusione in ogni bar in cui passavamo come tornado. Rimane il culurgione come simbolo della cucina d'Ogliastra, e il tonno come supremo piatto della cucina di Carloforte. Rimane il numero impressionante di partecipanti. Anche se non contassimo le presenze occasionali, saremmo comunque sopra i numeri dello scorso anno. Rimane la voglia di tornarci, sempre, al piu' presto. Rimangono dei paesaggi che cancellano dalla carta geografica ogni altra meta possibile, distanze che in altre regioni non esistono. Rimangono persone che quando chiedi una indicazione ti accompagnerebbero sul posto, se solo avessero una moto, e allora per scusarsi ti vogliono offrire da bere, perche' sei il benvenuto. Rimangono profumi, colori, sensazioni che non perderemo. Mai Ad maiora Paolo |
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